Prevenzione, Innovazione e Comunicazione: il trinomio della Sanità nel futuro

Formare ed Informare in modo corretto per divulgare buone pratiche e modelli adeguati di Comunicazione scientifica per la messa in atto di comportamenti idonei a favore e a sostegno della salute dei singoli cittadini e delle comunità

L’iniziativa dedicata al ruolo della Comunicazione nella Sanità

Si è tenuto venerdì 17 giugno, nell’Aula dei Gruppi Parlamentari della Camera dei Deputati, l’iniziativa promossa dal Consorzio Humanitas, in occasione del convegno “Prevenzione, Innovazione e Comunicazione: il trinomio della Sanità nel futuro”.

“Abbiamo bisogno che la politica renda strutturali i cambiamenti culturali avvenuti durante il Covid”, ha affermato il Presidente del Consiglio Scientifico della Fondazione Roma Sapienza, Mario Morcellini.
“E’ doveroso e legittimo ripensare modelli di Comunicazione in ambito sanitario”, ha spiegato Mario Morcellini, “Il Covid ci ha fatto tante lezioni. Non solo c’è bisogno di più Prevenzione e più prossimità, ma c’è bisogno anche di riflettere di più sulle politiche sanitarie. Significa comunicare, informare e superare le situazioni di disinformazione. In ogni paese il Covid è stato un momento di ripensamento delle politiche di sviluppo. Quello che dobbiamo fare è imparare il più possibile dalla pandemia. C’è stato un aumento di responsabilità e anche una riduzione del rancore nei confronti delle istituzioni. La pandemia ci ha reso migliori. Ma se tutto questo non si trasforma in politiche e investimenti diversi non serve a nulla”.

L’importanza della formazione in ambito sanitario sugli aspetti legati alla Comunicazione

Le attività di Comunicazione presentate nel corso del convegno hanno avuto l’obiettivo di “formare” e nel contempo “informare in modo corretto”, al fine di divulgare buone pratiche e modelli adeguati di Comunicazione scientifica per la messa in atto di comportamenti idonei a favore e a sostegno della Salute dei singoli cittadini e delle comunità, nonché di promuovere cambiamenti positivi nell’ambiente socio-economico e fisico per migliorare la qualità della vita della popolazione, anche attraverso interventi mirati e grazie anche all’utilizzo delle più ampie strategie consentite dal nuovo scenario innovativo tecnologico.

Il Covid è stato, infatti, una prova genale che ha puntato l’esigenza su nuovi modelli di una Comunicazione sanitaria che venga veicolata prima di tutto in maniera competente, responsabile, chiara ed efficace, ma anche partecipata nel senso del coinvolgimento diretto del cittadino, affinché esso sia correttamente informato. Necessario non è soltanto un lavoro accurato sull’informazione, ma anche e soprattutto un impegno sul superamento della disinformazione o della misinformazione, osteggiando le pratiche e le conseguenze ad esse connesse come la diffusione delle fake news e l’information disorder.

In sinergia alla buona Comunicazione, quest’ultimo periodo ha inoltre messo in evidenza ancor più quanto l’attività di Ricerca Scientifica, e i suoi risultati, non solo servano a procurare miglioramenti sul campo della Sanità e della Salute, ma anche a rappresentare una garanzia per la Prevenzione collettiva. E ancora, a completare insieme questa terna, è divenuto del tutto fondamentale considerare come la Tecnologia, quanto l’aggiornamento tecnologico degli ospedali, possano collaborare all’avanzamento dell’attività clinica e della sicurezza – si pensi ad esempio alla robotica , laddove innovare vuol dire anche in parte abbattere quelle tecnologie ormai obsolete.

Diverse le tavole rotonde organizzate, tra queste, “Le problematiche del management sanitario: spunti per rinnovarsi ed evolversi in sanità” che ha visto l’intervento del Direttore Generale del Policlinico Umberto I, Fabrizio D’Alba:

“Le criticità, come quella che abbiamo affrontato negli ultimi anni, servono a cogliere delle aree di miglioramento, ma è importante anche saper raccontare il buono dei professionisti della Sanità e del Sistema.

È certamente il momento di ripartire, di ripensarci in una logica che sia però evidentemente una logica di ‘visione’. Avere ‘visione’ vuol dire ipotizzare il punto d’arrivo, ma significa anche mettere in fila tutte le azioni da implementare nel tempo. Questa è una responsabilità della politica; alla parte professionale e alla parte manageriale attiene il compito di mettere a terra tutte quelle iniziative opportune, avendone naturalmente l’onerosità e un’adeguata competenza per farlo.

Se, come continuiamo a dire, il nostro Sistema Sanitario Nazionale è un’eccellenza e se, come è vero, i cittadini, spero veramente con sincerità, abbiano colto questo valore con il Covid, non se ne devono scordare. Quindi il tema di oggi è che nel ripensare il Sistema Sanitario Nazionale dobbiamo riflettere anche su cosa fare nei confronti dei cittadini per meglio ridefinire non tanto i sistemi di accesso al Sistema, ma piuttosto la percezione e le regole di accesso al Sistema. Rendiamo responsabile il cittadino. Si tratta di un grande investimento che non è solo finanziario e politico, come dimostra il PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza), ma anche culturale e sociale.”