Il contributo
La Società Italiana di Medicina Interna scende sul piede di guerra contro il fumo in tutte le sue declinazioni. In occasione della giornata mondiale contro il tabacco che si celebra nel mondo il 31 maggio, ricordano come il fumo sia un potentissimo fattore di rischio (ma ‘modificabile’) che impatta negativamente su tutto l’organismo: non solo per l’aumentato rischio di patologie tumorali, ma anche per i danni al sistema cardiovascolare, polmonare, riproduttivo, alla salute di ossa, denti e occhi.
Importante dunque promuovere campagne 3.0 che parlino soprattutto a giovani e giovanissimi.
La lotta al fumo di tabacco anche nelle declinazioni elettroniche e riscaldate, va mirata soprattutto ai giovanissimi per evitare che il danno si accumuli nel tempo, ipotecando la loro salute di adulti. E intanto bisogna aiutare i fumatori a ‘pentirsi’, fornendo loro aiuti strutturati per smettere. E continuare a fare ricerca sui possibili danni delle ‘sigarette’.
Nonostante anni di campagne e di warning, i fedelissimi alle bionde in Italia superano ancora i 12 milioni (24,2% della popolazione), sono più uomini che donne, il 43% circa concentrati nella fascia d’età 25-44 anni e soprattutto con una insidiosa tendenza all’aumento dagli anni della pandemia. Triplicate in appena 3 anni anche le persone che fumano sigarette a tabacco riscaldato (3,3% nel 2022, contro l’1,11% del 2019) e considerate dal 36,6% delle persone ‘meno dannose’ delle sigarette tradizionali.
Lo stress ossidativo, l’infiammazione e il danno diretto al DNA sono alcuni dei meccanismi attraverso i quali si declina il danno da sigarette; le tossine aspirate nei polmoni, attraverso il torrente sanguigno, arrivano in tutte le parti del corpo. Ecco perché il fumo può essere considerato a tutti gli effetti il nemico numero uno degli ‘internisti’, oltre ovviamente della salute dei fumatori.
Per i suoi effetti sul sistema immunitario il fumo è un fattore di rischio per infezioni (soprattutto respiratorio), ma anche per malattie autoimmuni come l’artrite reumatoide. Terribile infine l’impatto delle sigarette sulle persone con diabete, nelle quali aumenta il rischio di nefropatia, perdita della vista, arteriopatia e neuropatia periferica (fino all’amputazione); recenti studi imputano al fumo anche un aumentato rischio del 30-40% di sviluppare diabete, rispetto ai non fumatori. Un discorso a parte merita il cervello di adolescenti e giovani, molto più vulnerabile alle conseguenze negative della nicotina, perché più prono a sviluppare dipendenza, deficit di attenzione, disturbi dell’umore; l’esposizione alla nicotina può fare inoltre da primer all’impiego di altre sostanze da abuso e riduce il controllo degli impulsi.
“Ogni medico – afferma la prof.ssa Paola Andreozzi, Dipartimento di Medicina Interna e Malattie Infettive dell’Azienda Ospedaliero-universitaria Policlinico Umberto I – ha il dovere non solo di educare ma anche di accompagnare ogni paziente all’allontanamento dall’abitudine tabagica, visto che il fumo è un importante fattore predisponente allo sviluppo delle patologie croniche sopracitate. Alla ricerca di soluzioni alternative al fumo negli ultimi anni si è assistito ad un incremento dell’utilizzo di sigarette elettroniche/Heat not Burn (HnB, prodotti a tabacco riscaldato), a volte addirittura consigliati dal
personale sanitario, senza conoscere a fondo l’impatto sulla salute. È invece essenziale avere una conoscenza approfondita di queste condizioni, della loro gestione a lungo termine e dei farmaci che possono essere utilizzati per prendere le distanze dalle sigarette. Molti di questi pazienti hanno anche comorbidità che complicano ulteriormente la loro cura”.
Per fare il punto della situazione e rispondere a tante domande ancora in sospeso la Società Italiana di Medicina Interna (SIMI) insieme alla Federazione delle Associazioni Dirigenti Ospedalieri di Medicina Interna (FADOI) e alle due società nazionali rappresentative dei medici di medicina generale, FIMMG (Federazione Italiana Medici di Medicina Generale) e SIMG (Società Italiana di Medicina Generale e Cure Primarie) hanno deciso nel 2020 di effettuare una ricerca sull’impatto delle sigarette elettroniche e dei prodotti a tabacco riscaldato sull’asma e sulla bronco-pneumopatia cronica ostruttiva. I risultati di questa indagine saranno al centro di un position paper di prossima pubblicazione.
(Fonte: insalutenews.it)