Storia di un soggetto fragile: cure e affetto al Policlinico Umberto I

Un invito a curarsi senza paura affidandosi ad ottimi professionisti, senza dimenticare l’importanza della vaccinazione anti Covid

Parole di gratitudine e riconoscenza

L’11 febbraio si è celebrata la Giornata Mondiale del Malato, istituita nel 1992 per volontà di Giovanni Paolo II.

La ricorrenza, arrivata quest’anno alla sua trentesima edizione, è stata voluta dalla Chiesa Cattolica per non dimenticare chi soffre e chi si prende cura dei malati soprattutto per quanto tutti abbiamo vissuto negli ultimi due anni .

Così, proprio in questa direzione il Signor Alberto G. ha preso carta e penna e ha inviato alla rubrica “Una città, mille domande” di Paolo Conti sul Corriere della Sera una testimonianza di gratitudine per i medici, gli infermieri ed i professionisti sanitari che operano nella nostra struttura: “Caro Conti sono un soggetto fragile per malattie del sangue pregresse. Così colpito dal Coronavirus, vengo inviato a presentarmi al reparto di Infettivologia del Policlinico (con un percorso febbre che tutela chi non è malato) e sottoposto a infusione di farmaci monoclonali. Il coordinamento tra Infettivologia ed Ematologia (i cui primari Claudio Mastroianni e Maurizio Martelli non svolgono attività privata, ma solo pubblica) e la solerzia della dottoressa Cinzia Milito di Immunologia rendono il tutto rapido e semplice. Ma soprattutto straordinaria la cordialità e direi l’affetto delle infermiere, tra l’altro costrette a lavorare bardate come cavalieri mediali. Personale che sopporta un carico di lavoro straordinario senza alcuna gratificazione economica. Scrivo per invitare tutti a vaccinarsi e curarsi senza pura”.

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