ESMO2024. Congresso europeo di Oncologia: presentato studio italiano

Rome trial – Le terapie guidate dai test genetici e dal Molecular Tumor Board sono superiori a quelle standard

Esmo 2024

Il 15 settembre durante il congresso annuale della Società Europea di Oncologia- ESMO 2024, svoltosi a Barcellona è stato presentato in sessione plenaria lo studio italiano Rome trial.

Questo è il primo studio al mondo positivo e al Congresso ESMO 2024 erano presenti più di 30.000 oncologi da tutto il mondo.

Lo studio Rome è stato promosso dalla FMP e dall’Istituto Superiore di Sanità e ha come proponente il Policlinico Umberto I – Università Sapienza di Roma.

Lo Studio è di fase II con l’obiettivo di dimostrare che nei pazienti oncologici, indipendentemente dal tipo di neoplasia, la terapia a bersaglio molecolare guidata dalla profilazione molecolare e dalla discussione nei molecular tumor board, team interdisciplinari di esperti (oncologi, genetisti, biologi molecolari, anatomopatologi, tecnici informatici, big data manager, ingegneri e fisici) dedicati all’interpretazione dei
dati che vengono raccolti da test del Dna sofisticati è superiore alla terapia oncologica standard.

Un terzo dei pazienti può avere vantaggi e una modifica sostanziale della propria storia.

L'esperto

Non è soltanto l’organo colpito dal tumore il punto di partenza per scegliere la terapia giusta. Oggi, sempre di più, la cura si basa sulle mutazioni genetiche (ma è più scientificamente corretto chiamarle alterazioni molecolari) presenti nella neoplasia del singolo paziente e per questo è fondamentale il ruolo dei Molecular Tumor Board, team interdisciplinari di esperti (oncologi, genetisti, biologi molecolari, anatomopatologi, tecnici
informatici, big data manager, ingegneri e fisici) dedicati all’interpretazione dei dati che vengono raccolti da test del Dna sofisticati.

Lo dimostra chiaramente lo studio italiano Rome trial, scelto per essere presentato durante la sessione presidenziale, quella di maggior rilievo, del 15 settembre durante il congresso annuale della Società Europea di Oncologia.

Come evidenziano molte ricerche presentate al convegno della European Society for Medical Oncology (Esmo) in corso a Barcellona, l’attenzione degli specialisti si sta spostando dall’organo interessato dalla neoplasia (colon, polmone, seno o altro) alle alterazioni del Dna, sempre più determinanti per scegliere la terapia maggiormente indicata e con probabilità
di successo più elevate. Tanto che da qualche anno si parla ormai di farmaci «agnostici», che non sono stati studiati e testati per la loro efficacia su uno specifico tipo di cancro, ma colpiscono selettivamente alcune mutazioni che possono essere responsabili di diverse neoplasie, in diversi organi. Ogni anno in Italia oltre 31mila nuovi casi di cancro sono legati ad alterazioni di geni coinvolti nell’insorgenza e nello sviluppo di neoplasie.
I più frequenti sono: seno (5.500), colonretto
(2.800), polmone (2.200), prostata (2.100) e pancreas (2.045).

L’individuazione di varianti genetiche è importante in tutte le fasi della malattia oncologica, dalla diagnosi agli stadi metastatici, senza dimenticare che alcune di queste alterazioni possono guidare percorsi di prevenzione più efficaci».

Estatto intervista Corriere della Sera al Professor Andrea Botticelli:
Il Rome Trial e i suoi risultati

Cosa ha indagato di preciso?
«Si tratta di uno studio (di fase 2 randomizzato) che aveva l’obiettivo di capire se per i pazienti oncologici in fase metastatica la terapia a bersaglio molecolare, guidata dalla profilazione molecolare estesa e dalla discussione all’interno di un Molecular Tumor Board centralizzato, potesse garantire risultati migliori rispetto alla terapia convenzionale – risponde Andrea Botticelli, autore principale dello studio e coordinatore della Breast Unit del Policlinico Umberto I -. Lo studio, in quattro anni, ha coinvolto 40 centri in Italia e ha studiato 1.794 pazienti, fra i quali 897 presentavano alterazioni genomiche che sono state discusse nel Molecular Tumor Board: fra questi, 400 pazienti sono stati arruolati e trattati con farmaci a bersaglio molecolare. Tutti i pazienti hanno avuto la possibilità nell’ambito dello studio clinico, di avere accesso ai test molecolari e ai farmaci a bersaglio molecolare».

A quali conclusioni siete arrivati?
«Gli esiti indicano che la terapia a bersaglio molecolare e
l’immunoterapia, se guidati dai test genetici e dal Molecular Tumor Board, sono superiori alla terapia standard aumentando i tassi di risposta e la sopravvivenza libera da progressione di malattia, indipendentemente dal tipo di neoplasia – spiega Paolo Marchetti, direttore Scientifico IDI-IRCCS e Ordinario di Oncologia alla Sapienza -. Emerge anche che un terzo dei
pazienti oncologici può avere un vantaggio e una modifica sostanziale della propria storia se guidato in questo nuovo percorso. Ed esistono alcuni sottogruppi di pazienti in cui l’efficacia risulta essere più marcata, come nei pazienti con “alto carico di mutazioni” trattati con immunoterapia».

A cosa serve il Molecular Tumor Board
Se dunque l’attività dei Molecular Tumor Board è fondamentale per guidare il percorso terapeutico dei pazienti oncologici, da una recente indagine emerge però che questi gruppi non sono presenti in modo omogeneo sul territorio nazionale italiano, «ma è importante organizzarsi e colmare le lacune – aggiunge Botticelli -. Il Rome trial indica chiaramente che oggi sono fondamentali la ricerca del bersaglio molecolare in ogni singolo paziente e la
scelta del giusto farmaco e l’accesso a terapia innovative. In questo contesto i Molecular tumor Board rivestono un ruolo cruciale nel decidere il giusto momento di accesso al test e la definizione delle migliore terapia che tenga conto non delle caratteristiche molecolare ma dell’intera complessità di
ogni singolo paziente».
Un approccio «agnostico» cambia le chance dei malati«La medicina di precisione è sempre più decisiva per i pazienti oncologici –
conclude Giuseppe Curigliano, direttore della Divisione Sviluppo di Nuovi Farmaci per Terapie Innovative all’Istituto Europeo di
Oncologia, ordinario di Oncologia Medica all’Università degli Studi di Milano e presidente eletto di Esmo -. Lo studio Rome dimostra che l’approccio cosiddetto “agnostico” alla terapia (quello prevede che la cura più efficace sia scelta in base alla presenza di una specifica mutazione molecolare nel cancro e dando meno importanza al tessuto o all’organo di origine della
malattia) può impattare in modo efficace sul decorso di una neoplasia. Nel nostro studio i pazienti con alterazioni molecolari specifiche, per cui era disponibile un farmaco attivo, possono beneficiarne in termine di regressione della neoplasia e tempo di controllo del tumore».

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