Chimeric Antigen Receptor T cell therapies (Car-t): a confronto le diverse esperienze del Lazio, Emilia-Romagna e Veneto

La nuova frontiera della medicina personalizzata nel campo dei tumori

Il Workshop cross-regionale che si è svolto il 28 settembre, ha tracciato l’attuale quadro di utilizzo delle terapie Car-T in tre diverse realtà regionali: Lazio, Emilia-Romagna e Veneto.
L’intervista ad Alice Di Rocco, Responsabile CAR-T progetto Linfomi del Policlinico Umberto I, chiarisce  “che le terapie Car-T permettono di trattare quei pazienti che non avrebbero altre possibilità da un punto di vista terapeutico”. Queste terapie che ingegnerizzano i linfociti T per aiutarli a combattere i tumori  vengono prodotti raccogliendo i linfociti T del paziente, modificandoli geneticamente in un laboratorio per far esprimere loro il costrutto CAR e renderli capaci di attaccare in modo specifico le cellule tumorali. Solo a questo punto, le cellule vengono somministrate al paziente. C’è quindi un periodo di attesa, dal momento in cui le cellule vengono prelevate fino alla loro re-infusione. In seguito alla somministrazione vanno previsti degli effetti collaterali correlati all’attivazione dei linfociti. Si tratta degli effetti noti e reversibili, che abbiamo imparato a gestire: la sindrome da rilascio di citochine e la neurotossicità”.

(Fonte: http://www.quotidianosanita.it/scienza-e-farmaci/articolo.php?articolo_id=99065)

Per rispondere alle domande sulla sicurezza, modalità di accesso ed altri quesiti l’Associazione Italiana contro Leucemie, Linfomi e Mieloma (AIL) mette a disposizione

 

 

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