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L’Ambulatorio delle infezioni in gravidanza si occupa della diagnosi, cura, e stratificazione del rischio di trasmissione intrauterina delle infezioni in gravidanza.

Nel corso della gravidanza la donna può andare incontro a infezioni virali, batteriche o parassitarie trasmissibili al feto, responsabili del 7-10% delle cause di anomalie fetali. Nonostante la placenta rappresenti una barriera di protezione, alcuni microrganismi possono attraversarla e raggiungere il feto, provocando in alcuni casi una infezione congenita. Inoltre, in gravidanza avviene una modificazione fisiologica della risposta immunologica che può rendere la normale risposta protettiva nei confronti di alcuni agenti infettivi meno efficace.

La trasmissione transplacentare può determinare l’aborto, la morte intrauterina, il parto pretermine o la nascita di un bambino che può essere del tutto sano oppure presentare dei segni clinici più o meno gravi di infezione
Le conseguenze sul feto e sul neonato da parte di questi agenti infettivi includono:
• Malformazioni
• ritardo di crescita
• deficit oculari e uditivi
• deficit cardiaci

Nella madre invece le conseguenze di tali infezioni possono essere lievi o del tutto assenti, così che la gravida può non accorgersi affatto di avere contratto l’infezione.
Il termine TORCH è un acronimo che raggruppa alcune malattie infettive che possono indurre patologie neonatali se contratte in gravidanza.
• T sta per Toxoplasma gondii
• O sta per Others (Treponema pallidum, Varicella-zoster, Parvovirus B19, Virus dell’epatite B, C, E, HIV etc)
• R sta per Rosolia
• C sta per Citomegalovirus
• H sta per Herpes Simplex.

Durante la visita ambulatoriale viene offerta alla paziente una consulenza personalizzata riguardo il rischio di trasmissione, le possibilità diagnostiche e le possibili terapie. Infatti per alcune infezioni come il toxoplasma e il CMV è possibile una terapia in gravidanza per ridurre il rischio di trasmissione dell’infezione al feto. La paziente verrà inviata inoltre in consulenza dallo specialista infettivologo per un approccio multidisciplinare. È necessario aver effettuato, quindi, un prelievo ematico con dosaggio di IgG e IgM per il tipo di infezione in questione.

La diagnosi di infezione congenita richiede spesso una amniocentesi, che permette tramite tecniche di biologia molecolare, di escludere o confermare la presenza del microorganismo nel liquido amniotico.

Il follow-up prevede controlli seriati con ecografie ostetriche mensili ed eventuale approfondimento con risonanza magnetica fetale.

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