L’Unità Operativa Complessa Malattie Cardiovascolari del Policlinico “Umberto I” di Roma diretta dal Prof Carmine Dario Vizza si conferma centro d’eccellenza grazie all’innovazione tecnologica e alla ricerca clinica. L’equipe coordinata dal Prof Vizza ha in cura centinaia di pazienti affetti da scompenso cardiaco e, in tale popolazione, è possibile utilizzare un dispositivo miniaturizzato per il monitoraggio da remoto: si tratta di un sistema, composto da un minuscolo sensore wireless, inserito nell’arteria polmonare, che avvisa i medici in remoto delle modifiche pressorie nel circolo polmonare, ancor prima dell’apparire dei sintomi. Lo staff dedicato all’ambulatorio per lo scompenso cardiaco, con la supervisione del Prof Roberto Badagliacca e del Prof Paolo Severino, monitora a distanza questi pazienti con l’obiettivo di ottenere una pronta reazione terapeutica, una riduzione delle riacutizzazioni della malattia e pertanto delle ospedalizzazioni e una migliore qualità di vita nei pazienti con scompenso cardiaco.
“Lo scompenso, o insufficienza cardiaca– spiega il Prof Vizza, Direttore della UOC Malattie Cardiovascolari – interessa più di 1,2 milioni di italiani e con circa 165 mila ricoveri l’anno rappresenta la prima causa di ospedalizzazione nelle persone over 65. Un monitoraggio continuo e attento dei pazienti è la strada migliore per giocare d’anticipo ed evitare la fase acuta che porta a repentini peggioramenti con conseguenti accessi al pronto soccorso e ricoveri. Il monitoraggio a distanza della pressione polmonare è la soluzione migliore per tenere sotto controllo la situazione con continuità. Eventuali anomalie registrate consentono di aggiustare il piano terapeutico, con l’obiettivo di tenere sotto controllo lo scompenso cardiaco e arrivare nelle migliori condizioni a un eventuale trapianto di cuore o all’impianto di un dispositivo di assistenza ventricolare LVAD.”
Il dispositivo miniaturizzato ha un diametro di 14 mm, più piccolo di una moneta da 10 centesimi, e grazie alle dimensioni contenute è possibile impiantarlo con una procedura mininvasiva, veloce e condotta in anestesia locale. Il sensore fornisce un sistema di allerta precoce che consente ai medici di monitorare e affrontare per tempo un eventuale peggioramento dell’insufficienza cardiaca.
“Una piccola puntura a livello della vena femorale– spiega il Dott Emanuele Bruno, cardiologo interventista che si occupa di tali impianti- ci permette di raggiungere l’arteria polmonare dove il device viene rilasciato in un piccolo ramo terminale e si aggancia stabilmente come micro-rilevatore della pressione polmonare. La procedura si completa nell’arco di 30-45 minuti e, una volta posizionato, il dispositivo permette di monitorare da casa la pressione sanguigna nell’arteria polmonare del paziente grazie a un’unità portatile che rileva le letture quotidiane del sensore. Un procedimento semplice e veloce con il quale i dati della pressione nel circolo polmonare vengono trasmessi in modalità wireless all’equipe medica permettendo una pronta reazione terapeutica”.
Poter disporre di sistemi diagnostici sofisticati, in grado di fornire informazioni continue in tempo reale, può consentire al clinico di rilevare nel singolo paziente quali siano gli interventi terapeutici più efficaci e di intervenire precocemente in caso di deterioramento emodinamico. Il dispositivo è ampiamente utilizzato negli Stati Uniti e in Europa e oggi, grazie al contributo dell’Unità Operativa Complessa Malattie Cardiovascolari del Policlinico “Umberto I” di Roma, si è raggiunto il traguardo dei 100 pazienti trattati in Italia.