Si è tenuto a Roma dal 13 al 15 luglio, in vista del vertice dei leader G20 presieduto quest’anno dall’Italia, il summit del Women20 (W20), il gruppo di lavoro sulla parità di genere del G20. Il vertice ha riunito per tre giorni centinaia di leader ed esperti da tutto il mondo, per discutere le questioni più urgenti che riguardano l’emancipazione sociale, economica e politica delle donne. I punti principali del summit sono stati la parità e l’empowerment femminile. Un tema su cui è stato posto l’accento è quello delle diseguaglianze nel campo della salute che devono essere analizzate e affrontate per promuovere l’uguaglianza di genere. Pertanto, è risultato che una sfida da vincere nel settore sanitario è rappresentata dalla necessità di migliorare i servizi e le cure per le donne che, anche dall’impatto dell’epidemia da Covid-19, risultano ancora più svantaggiate. Infatti, un aspetto emerso dal dibattito del W20, su cui lavorare prioritariamente è il rafforzamento della medicina di genere, disciplina che studia le differenze e le somiglianze biologiche fra uomini e donne. Non è come alcuni credono la medicina delle donne, ma è la medicina della persona nella sua totalità sia essa donna o uomo. A questo scopo si è dichiarata da parte delle scienziate di fama mondiale l’intenzione di cogliere l’opportunità fornita dal momento storico, in termini di disponibilità di una grande quantità di informazioni e di strumenti a disposizione big data e intelligenza artificiale da utilizzare per studiare come le donne stiano reagendo all’attuale pandemia. E’ giunto il momento anche nel servizio sanitario nazionale di introdurre a pieno un’ottica di genere per le politiche di prevenzione, per il ruolo dei consultori e per la battaglia contro il cancro.