Inaugurata la panchina rossa nel Dipartimento di Chirurgia: un simbolo visibile, permanente, della lotta alla violenza di genere

Ad inaugurare la panchina, la Rettrice, prof.ssa Polimeni, e la scrittrice e regista Cristina Comencini nel corso del convegno sulla Parità di Genere in Chirurgia

Il 2 luglio 2025 si è tenuto presso l’Aula Biocca della I Clinica Chirurgica del Policlinico Umberto I un importante convegno dal titolo “Parità di genere in chirurgia”. L’iniziativa ha registrato una partecipazione significativa e si è rivelata un momento di approfondimento e confronto sulle differenze di genere nel contesto lavorativo ospedaliero, con particolare attenzione all’ambito chirurgico.

Nel corso del convegno è stata inaugurata nell’atrio di accesso della I Clinica Chirurgica una panchina rossa: simbolo visibile, permanente, della lotta alla violenza di genere.

La giornata si è aperta con i saluti del prof. Enrico Fiori, Direttore del Dipartimento di Chirurgia Generale, Chirurgia Plastica e Ortopedia che ha rappresentato “quanto significativa e utile sia la presenza delle donne nell’ambito della chirurgia, specialità medica un tempo esclusivamente riservata al sesso maschile. Dal 2021 ad oggi la rappresentanza femminile che accede alla Scuola di specializzazione in Chirurgia è in progressivo aumento, con dati in percentuale del 74% per la scuola e del 70% per il Dottorato. Il 70% di loro si distingue per ottimi risultati e mostra competenze eccellenti.  

Eppure, sul piano della rappresentanza, siamo ancora molto indietro. Se guardiamo i numeri a livello nazionale, ci accorgiamo che su 136 docenze ordinarie nel campo della chirurgia, solo il 7% è ricoperto da donne. Anche nella nostra azienda, dove la percentuale femminile in chirurgia si attesta intorno al 25%, la strada da fare è ancora lunga. Sono dati che non ci devono scoraggiare, ma motivare. È vero che rispetto al 2022 la rappresentanza è raddoppiata, ma siamo ben lontani dall’equilibrio.

Tuttavia, qualcosa sta cambiando. E questo cambiamento è visibile, tangibile, qui alla Sapienza. Il merito va anche alla spinta propulsiva della nostra Rettrice, che ha sempre dimostrato una sensibilità profonda verso i temi della parità e dell’inclusione. Non possiamo non ricordare iniziative pionieristiche come il Gender Equality Plan (GEP), un progetto che ha fatto scuola, letteralmente: molte altre università lo hanno adottato. E poi la “Cassetta degli attrezzi”, un corso interdisciplinare aperto a tutta la comunità universitaria che affronta il tema della violenza di genere da molteplici prospettive — medica, psicologica, economica, giuridica — offrendo anche crediti formativi a studentesse e studenti.

Parlare di parità di genere, però, significa andare oltre le percentuali. Significa riconoscere e valorizzare la pluralità delle affettività, dei diritti relazionali, delle esperienze personali. Significa costruire relazioni basate sull’equità e sulla condivisione. Solo così possiamo contribuire alla costruzione non solo di una società sana, ma anche profondamente umana.

Ecco perché oggi abbiamo voluto inaugurare una panchina rossa, simbolo della lotta contro la violenza di genere, proprio nel nostro Dipartimento. È un gesto semplice ma denso di significato. Come ha detto la nostra Rettrice, “la violenza di genere non si ricorda soltanto il 25 novembre, ma ogni singolo giorno dell’anno.” Ed è con questo spirito che portiamo avanti il nostro impegno, anche in un giorno come oggi, afoso e apparentemente ordinario, che diventa straordinario grazie alla Vostra presenza e alla nostra condivisione”.

Sono seguiti poi i saluti e della della Magnifica Rettrice, prof.ssa Antonella Polimeni, e i ringraziamenti al professor Fiori e al Dipartimento di Chirurgia per aver promosso questa giornata così significativa, che si è conclude con l’inaugurazione della Panchina Rossa. Nel suo intervento la Rettrice ha rappresentato che “I simboli sono importanti, ma vanno sempre accompagnati da azioni concrete. Parlare di donne e chirurgia significa toccare uno dei nodi più resistenti del cambiamento culturale. Nonostante le professioniste rappresentino circa il 70% del personale sanitario in Italia — includendo medici, infermiere e altre figure fondamentali — nella chirurgia la loro presenza resta ancora limitata. I dati lo confermano: a livello nazionale, meno del 20% delle strutture complesse è guidato da donne; nella chirurgia i numeri sono ancora più bassi. Anche in ambito accademico le posizioni apicali sono concentrate quasi esclusivamente nelle discipline di base, con una forte sotto-rappresentanza nelle aree cliniche.

Alla Sapienza, però, qualcosa si muove. Abbiamo costruito percorsi innovativi, come il progetto Gender Equality Plan (GEP) , coordinato sin dall’inizio da uomini impegnati sul tema a conferma che il cambiamento riguarda tutta la comunità. Voglio ricordare anche la “Cassetta degli Attrezzi”, un corso transdisciplinare contro la violenza di genere, aperto a tutta l’università, che affronta il fenomeno da diverse prospettive — medica, sociale, psicologica, economica e giuridica — e oggi richiesto anche da altre istituzioni.

L’iniziativa della Panchina Rossa, così come le molte attività promosse in queste settimane dalle aree chirurgiche del nostro Ateneo, dimostrano una crescente consapevolezza e l’avvio di un percorso che non può più fermarsi.

Il principio resta sempre lo stesso: pari opportunità per pari capacità. Il merito deve essere il criterio guida, ma sta a noi creare le condizioni per una vera equità. Grazie per essere qui oggi e per contribuire a costruire una comunità universitaria sempre più giusta, inclusiva e attenta”.

Il Direttore Generale dell’AOU Policlinico Umberto I, dott. Fabrizio d’Alba, ha rappresentato che: “Questo è un momento importante per riflettere insieme sul tema delle differenze di genere, guardando alle nostre organizzazioni con uno sguardo consapevole, anche retrospettivo. I dati parlano chiaro: nonostante l’aumento della partecipazione femminile in sanità, la crescita non è proporzionale a quella complessiva del sistema. Un segnale che ci invita a domandarci come ripensare le organizzazioni del futuro. 

La componente femminile sarà sempre più centrale nelle strutture sanitarie, sia nelle professioni mediche che in quelle sanitarie in generale. Ecco perché è necessario fare scelte organizzative che tengano conto non solo delle questioni di genere, ma anche delle nuove generazioni.

I giovani professionisti oggi hanno priorità diverse rispetto al passato: cercano scopo nel lavoro, equilibrio tra vita e professione, spazi in cui valori e cultura organizzativa siano tangibili. 

Un tema centrale è la credibilità dell’organizzazione: un luogo in cui una giovane professionista possa riconoscersi, sapere di entrare in un ambiente dove la valorizzazione delle differenze è reale e condivisa. Dobbiamo offrire percorsi di crescita chiari, in cui la carriera non sia frenata da appartenenze, ma guidata solo dal merito. E dobbiamo essere consapevoli che, per i giovani, la retribuzione non è il primo fattore di scelta. Servono contesti che offrano senso, equilibrio, prospettive. 

Come direttore generale, sento forte la responsabilità — nostra e delle istituzioni — di creare le condizioni perché tutto questo sia possibile. La crisi delle vocazioni mediche non si risolverà solo con incentivi economici. Pensiamo, ad esempio, alle difficoltà nel reclutare colleghe in medicina d’urgenza o in chirurgia: il problema non sono solo i turni o lo stipendio, ma il clima, l’ambiente, la cultura professionale.

Costruire organizzazioni sane, capaci di accogliere e valorizzare tutte e tutti, è una sfida che ci riguarda da vicino. E solo lavorando insieme — uomini e donne, generazioni diverse, con visioni nuove — possiamo davvero trasformare questo cambiamento in realtà”.

La Direttrice Sanitaria del Policlinico, dott.ssa Maria Augurusa, ha rappresentato che Negli anni si è assistito a un’inversione di tendenza: se prima molte donne si tiravano indietro nell’accesso a percorsi accademici e professionali a causa di opportunità diseguali, oggi la loro presenza nei sistemi sanitari è aumentata. Tuttavia, permangono ostacoli legati alla sfera privata, in particolare alla gestione della genitorialità, che richiedono l’intervento di istituzioni esterne per promuovere un vero equilibrio.

È anche necessario un cambiamento culturale: molte donne accedono alla sala operatoria, ma ciò non sempre si traduce in una reale progressione di carriera. Per diventare chirurghi competenti serve esperienza diretta, e sarebbe utile approfondire – attraverso i dati – quante donne sono effettivamente attive nelle discipline chirurgiche più operative.

In conclusione, è importante continuare a parlarne, analizzare i dati aggiornati e riflettere insieme per costruire percorsi di carriera più equi e inclusivi. La strada è aperta, ma c’è ancora molto lavoro da fare”.

Sono seguiti i saluti istituzionali dei Presidi delle Facoltà di Medicina e odontoiatria e di Farmacia e medicina, e gli interventi  di figure di rilievo che hanno offerto diverse prospettive sul tema. Cristina Comencini, scrittrice e regista, sul tema Genere e parità: costruire un mondo più equo; Vanda Soranna, dirigente Inps, sul tema Parità di genere: un nuovo paradigma nel DNA dell’organizzazione e un valore della Pa per promuovere eccellenza e professionalità.

Il dibattito è proseguito con un focus sui progressi fatti e sulle sfide ancora aperte. Antonietta Lamazza, docente di Chirurgia alla Sapienza, ha presentato l’intervento Signorina o Signora? Grazie, solo Dottoressa o meglio Professoressa! Dagli anni ’80 ad oggi cosa è veramente cambiato?. E’ stato poi proposto un confronto con il contributo di Maria Bellini, docente del Dipartimento di Chirurgia della Sapienza, su La gender equity in U.K.

 

 

 

 

 

 

 

 

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